Con un inizio abbastanza debole e del tutto inconsistente, The Walking Dead sembra ritrovare una parvenza di verve, trovando in Mosters una sorta di riscatto.
Non si tratta di un episodio catartico, e forse ribadisce concetti triti e ritriti della serie, banalizzabili in quella famosa frase di Rick “We are the Walking deads”, ma rappresenta una lucina nel baratro di inutilità degli episodi precedenti.
Il leitmotiv di questo episodio è assolutamente la mostruosità dell’essere umano, e le reazioni contemplabili alla fine della civiltà da noi conosciuta. A rappresentarne il fulcro (ma non solo, come vedremo più avanti), è il dialogo tra Rick e l’appena ritrovato Morales.
Come la nostra Clizia aveva predetto nella recensione precedente, la nostra vecchia conoscenza spiega di aver perso la sua umanità, in concomitanza della perdita della sua famiglia, e che tutti in un modo o nell’altro, siano corpi senza anima costretti ad andare avanti, uccidendo quando è necessario.
Un dialogo che risulta come qualcosa di già sentito, specialmente fondandosi su storie che abbiamo già visto troppe volte nel corso di queste otto stagioni, e detto con estrema franchezza ci meritiamo molto di più dalla serie più vista in America al momento.
Morales fa riflettere Rick sul fatto che, se fosse lui ad impugnare la pistola, probabilmente questa conversazione non sarebbe nemmeno avvenuta, perché ormai è diventato un assassino efferato, almeno quanto lui, a giudicare quello che ne sapeva e che non sarebbe stata la loro conoscenza pregressa a salvarlo.
Questa conversazione ci dà uno spunto per ripensare all’evoluzione dello “Sceriffo Giusto” che abbiamo avuto occasione di scrutare in otto lunghe stagioni. Da retto e irremovibile, lo abbiamo visto cambiare e diventare sempre più insensibile nei confronti di chi trovasse davanti al suo cammino, fin dal quel primo “Shit Happens” , dove ha sorprendentemente mietuto la sua prima vittima immotivata. Quindi sì, siamo sicuri che a parti invertite Morales non avrebbe nemmeno avuto il tempo di giustificarsi, sebbene in quel momento ci viene da pensare che Rick credesse effettivamente di non volerlo uccidere.
Forse, per la prima volta dopo tanto tempo, si era immedesimato nei panni di chi era dall’altro lato, senza possibilità di difendersi e avrebbe risparmiato Morales se lui stesso fosse riuscito a scappare dalle sue grinfie.
Ma è proprio Daryl a mostrarci la realtà e a rendere Rick consapevole di ciò che sono diventati, uccidendo il loro “amico ritrovato” alle spalle, pur sapendo chi fosse.
Altro lato della mostruosità umana è stato incarnato da Morgan, che da redento torna ad avere sete di sangue dei Saviors, non ammettendo che vengano lasciati in vita.
Sarà Jesus a contrastarlo ed in un vero e proprio scontro faccia a faccia, si sceglierà per una volta la v
ita, anche quella di chi ha messo in pericolo e talvolta strappato la propria.
Sono abbastanza dispiaciuta di questo risvolto negativo di Morgan, perché è sempre stato uno dei miei preferiti, proprio per il valore che aveva dato alla vita, in quello scenario post-apocalittico.
Da questo punto di vista, possiamo considerare come suo degno erede Aaron, che in questo episodio perde il suo compagno Eric, ferito durante lo scontro con i Savior. Oltre la struggente reazione di sconforto per la sua morte, è protagonista di una meravigliosa scena, che si pone in contrasto con il fil rouge di questo episodio, prendendo sotto sua custodia una bambina, Gracie (nome non casuale), trovata da Rick.
Aaron , circondato dalla morte, fa un atto d’amore, scegliendo la vita, andando oltre la disperazione della perdita, che avrebbe potuto renderlo un mostro, come tutti quelli che hanno perso qualcuno in questa serie.
Altro atto di compassione e misericordia, viene compiuto da Maggie, che più volte messa a davanti alla mostruosità dell’animo umano, con la morte di suo padre e sua sorella, e quella di suo marito da parte di villain di eccezione, riesce comunque a mostrarsi pura e a servire la vita, senza dimenticarsi che il male non debba essere commesso per la sua estrema banalità. Infatti accetta Gregory dopo aver saputo di essere stata venduta, insieme a tutta l’Hilltop ai Saviors, proprio dal loro “leader”. Gregory rappresenta l’ennesima sfaccettatura della mostruosità umana, quella tirata fuori dalla paura, di cui si può avere solo compassione.
L’episodio termina con un attacco a Ezekiel e ai suoi uomini, dove molti perderanno la vita, ma sappiamo che Rick e Daryl sono diretti proprio vero quell’avamposto.
Tutto sommato Mosters è stato un episodio più godibile e dinamico finora, ma siamo dovuti arrivare al terzo appuntamento settimanale, prima di dover sentire la questione farsi effettivamente viva. Di certo a non favorire le sorti della serie è la completa assenza di Negan, che da “mostro” per eccellenza ci saremmo aspettati un posto d’onore in questo episodio.